Per quanto possiamo sforzarci di realizzare qualcosa di incredibile nella nostra vita, non riusciremo mai a eguagliare una conquista fatta nei primi anni: quella del linguaggio. In questo articolo vedremo, in breve, alcune delle sfide più importanti vinte dal bambino e di come queste richiedano delle capacità sorprendenti che vengono perse nel corso dei primi anni, a vantaggio della specializzazione nella propria lingua madre.

1. Acquisire una lingua

Gli adulti possono imparare una lingua, ma un neonato (o un bambino) la acquisisce. Mentre un adulto impiega anni e anni di studio esplicito per memorizzare i nuovi vocaboli e le strutture grammaticali, al bambino è sufficiente essere inserito all’interno di una comunità di parlanti. Per capire quanto sia straordinaria questa capacità dobbiamo considerare che:

  • Capire il parlato è molto più difficile che capire lo scritto: nel parlato i confini tra le parole a volte non esistono neanche! Infatti, per un adulto, è molto più facile comprendere lo scritto, dove le parole sono separate da spazi
  • I bambini non hanno un vocabolario di partenza: mentre un adulto “traduce” le nuove parole nelle parole della sua lingua madre, il bambino non ha ancora un vocabolario. Dunque deve contemporaneamente capire all’interno della frase quali sono le parole e associare le parole a un significato (più facile quando si tratta di nomi, ma proviamo a pensare ai verbi, agli articoli e alle preposizioni!)
  • L’informazione in ingresso non è sempre chiara: i bambini osservano gli adulti che parlano, e il parlato dell’adulto è spesso fatto di pause, esitazioni, autocorrezioni. Anche per quanto riguarda il feedback, l’adulto può premiare una produzione non corretta da parte del bambino, purché efficace (“Dov’è l’acqua?” “Acqua tavolo” “Bravo!”). Nonostante questo, a poco a poco, il linguaggio del bambino diventa sempre più raffinato fino a raggiungere la competenza dell’adulto.

Insomma, nonostante tutti questi ostacoli, i bambini riescono ad acquisire il linguaggio molto prima rispetto a un adulto, con molta meno fatica e soprattutto con molta più padronanza.

2. I bambini percepiscono i contrasti tra i suoni di qualunque lingua

La progressione delle competenze del bambino è sorprendente. A 4 giorni è in grado di distinguere la sua lingua da un’altra lingua. A 1 mese è in grado di distinguere due consonanti diverse (es: /pa/ e /ba/). La cosa incredibile è che a quest’età i bambini riescono a distinguere anche due consonanti diverse in altre lingue (es: in francese e in giapponese), mentre un adulto no; un giapponese, ad esempio, non riesce a discriminare la /l/ e la /r/, così come un italiano non riesce a cogliere le finezze tra le diverse vocali dell’inglese. Cosa accade?

Intorno ai 10-12 mesi di vita il cervello del bambino si “focalizza” sulla sua lingua madre e privilegia le differenze importanti in quella lingua, ignorando le altre (il bambino italiano, ad esempio, inizia a “mappare” la /r/ in qualunque modo essa venga prodotta. Le differenze relative alle altre lingue vengono progressivamente ignorate perché da quell’età lo scopo del bambino è utilizzare la consapevolezza fonologica per identificare e discriminare le parole.

Questa specializzazione si vede anche nel cosiddetto “babbling”. Mentre il primo babbling è universale (i bambini di tutto il mondo iniziano producendo gli stessi suoni come “bababa” o “mamama”), col passare dei mesi il babbling di un bambino italiano si differenzia rispetto a quello di un bambino francese, tedesco o arabo, riflettendo quella che è la frequenza dei suoni nella propria lingua. Una curiosità: il babbling esiste anche nella lingua dei segni ed è chiamato babbling manuale!

La capacità di discriminare suoni di altre lingue può essere riattivata per un certo periodo (ad esempio, se un bambino acquisisce una seconda lingua), ma è destinata a sparire per sempre. Già a 4 anni, un bambino acquisirà una seconda lingua mantenendo un accento “straniero”.

3. I bambini rendono più complesse le lingue appena inventate

Gli adulti possono creare dal nulla nuove lingue, ma saranno lingue “limitate” dal punto di vista delle strutture grammaticali. Tuttavia, nella generazione successiva avviene il miracolo: i nuovi nati, esposti sin dall’inizio a questa nuova lingua, si accorgono delle limitazioni e sviluppano ulteriormente la grammatica trasformando l’abbozzo di una lingua in una lingua vera e propria.

Questo è avvenuto, ad esempio, nel caso delle lingue creole nate nelle colonie di schiavi o nelle piantagioni (nate da un linguaggio molto più rudimentale, il pidgin).

Anche i figli di persone istruite in tarda età all’uso della lingua dei segni (e che, dunque, avevano capacità espressive più limitate), riescono in breve tempo a superare i genitori nella costruzione di contenuti più complessi.

Il viaggio attraverso l’acquisizione del linguaggio non può che lasciare esterrefatti: più si comprende la complessità delle nostre lingue, più ci si meraviglia della facilità e della rapidità con cui questa viene appresa dai bambini. Tra gli autori più importanti su questo tema vi consiglio la prof.ssa Maria Teresa Guasti. Tra i libri editi in italiano suggeriamo L’acquisizione del linguaggio, un’introduzione. In inglese, invece, vi consigliamo l’ultima edizione di Language Acquisition: the Growth of Grammar.