Che l’ADHD si accompagni a diversi deficit neuropsicologici è cosa nota. In particolare risultano spesso alterati diversi processi cognitivi relativi alle funzioni esecutive, come l’inibizione della risposta, la flessibilità cognitiva, la pianificazione, la vigilanza e la memoria di lavoro[4][8] (vedi anche l’evoluzione del profilo cognitivo nell’ADHD).
Negli adulti con ADHD i deficit nelle funzioni esecutive si possono manifestare nella vita di tutti i giorni con decisioni prese in maniera impulsiva, scarsa tolleranza alla frustrazione, difficoltà nella gestione del tempo (per esempio, far tardi e avere una scarsa cognizione del tempo), capacità di autogestirsi e automotivarsi, scarsa capacità di pianificazione e organizzazione delle proprie attività[3].
Gli autori della ricerca di cui vogliamo parlarvi[3] ipotizzano che le ultime difficoltà elencate possano essere collegate almeno in parte a un altro deficit poco studiato nell’ADHD: quello della memoria prospettica. Questo concetto si riferisce alla capacità di agire seguendo un’intenzione pianificata per un momento successivo[3] (memoria prospettica basata sul tempo), all’avvenire di uno specifico evento (memoria prospettica basata sull’evento) o dopo aver completato un’attività (memoria prospettica basata sull’attività).
Alcuni esempi di memoria prospettica potrebbero essere il ricordare di presentarsi all’appuntamento col dottore alle ore 16:00 o prendere le medicine prima di fare colazione (vedi anche il nostro articolo sulla memoria prospettica nella sclerosi multipla e sulla riabilitazione della memoria prospettica).
La memoria prospettica comprende diverse fasi e processi[3]: innanzitutto deve formarsi un’intenzione e deve essere pianificato il momento in cui debba svolgersi; successivamente dovrà essere immagazzinata l’intenzione nella memoria retrospettiva e rimanere attiva durante l’esecuzione di altre attività; infine, nel momento in cui è opportuno concretizzare l’intenzione sarà necessario inibire le altre azioni in corso di svolgimento con lo scopo di cambiare attività in maniera flessibile, iniziando quindi a svolgere quella pianificata per quel momento.
Dato quanto appena discusso, appare ovvio che il concetto di memoria prospettica coinvolga la memoria a lungo termine (retrospettiva) e in larga parte le funzioni esecutive.
Coerentemente con i deficit delle funzioni esecutive già noti nell’ADHD, in questo quadro si riscontrano anche alterazioni della memoria prospettica[7], insieme alla tendenza alla procrastinazione[6]. Nonostante ciò nessuno aveva ancora indagato il possibile legame tra queste due caratteristiche.
L’ipotesi[3] è che la procrastinazione possa avere a che fare con la scarsa predisposizione ad essere proiettati verso il futuro (orientamento al futuro) e con la difficoltà a immaginarlo (pensiero episodico futuro). Le persone che tendono alla procrastinazione sarebbero maggiormente orientate al presente e avrebbero più difficoltà a immaginare scenari futuri[4]. È stato suggerito infatti che la capacità di immaginare il futuro possa avere un legame con la formazione di intenzioni, fase fondamentale per un corretto funzionamento della memoria prospettica[1].
Partendo da queste premesse Altgassen e colleghi[3] hanno messo a punto una ricerca con lo scopo di indagare la presenza di deficit di memoria prospettica nell’ADHD nella vita reale e confrontare le loro performance con quelle nei test di memoria prospettica in laboratorio, esaminare il possibile collegamento fra tendenza alla procrastinazione e la scarsa propensione al futuro, e comprendere se almeno in parte la relazione causale tra ADHD e tendenza alla procrastinazione possa essere legata ai deficit di memoria prospettica.
La ricerca
Gli autori dello studio[3] hanno selezionato due gruppi di soggetti adulti, uno composto da 29 persone con ADHD e un altro composto da 29 persone a sviluppo tipico. Tutti sono stati sottoposti a prove di memoria episodica immediata e differita, compiti di memoria prospettica in laboratorio e compiti di memoria prospettica nella vita quotidiana; hanno inoltre compilato un questionario sulla tendenza alla procrastinazione nella vita quotidiana e un questionario per indagare la tendenza a essere proiettati al futuro.
Risultati
I dati della ricerca indicano diversi risultati interessanti:
- È emersa la dissociazione tra performance di memoria prospettica in laboratorio e nella vita reale: mentre nei soggetti con ADHD non emergevano deficit nei test di memoria prospettica di laboratorio, nella vita quotidiana risultavano molto più chiare le difficoltà di memoria prospettica rispetto agli adulti a sviluppo tipico.
- È stata riscontrata una correlazione tra capacità di ricordare le proprie le proprie intenzioni nella vita quotidiana e test di memoria episodica differita in laboratorio (coerentemente con l’importanza di un corretto funzionamento della memoria episodica per l’efficienza della memoria prospettica).
- I sintomi dell’ADHD erano correlati con una minore capacità di rievocare le proprie intenzioni precedentemente dichiarate.
- Le persone con ADHD hanno riportato una tendenza alla procrastinazione di gran lunga superiore ai soggetti a sviluppo tipico.
- Nel gruppo con ADHD si riscontrava minore orientamento al futuro.
- La tendenza alla procrastinazione era fortemente correlata con il numero di azioni programmate effettivamente compiute, con la severità dell’ADHD e con l’orientamento al futuro.
- La relazione tra sintomi dell’ADHD e tendenza alla procrastinazione era parzialmente mediata dai deficit di memoria prospettica (un’alterazione della memoria prospettica potrebbe contribuire al comportamento di procrastinazione degli impegni nelle persone con ADHD).
Conclusioni
Questi dati nel loro insieme conducono a diverse riflessioni, innanzitutto sull’utilizzo e l’interpretazione dei test nella pratica clinica nell’ADHD: nel nostro paese c’è carenza di test per valutare la memoria prospettica e ciò può creare notevoli problemi nel corretto inquadramento delle difficoltà che le persone con ADHD possono incontrare nella vita quotidiana; in aggiunta, questa ricerca mostra che le prove di laboratorio (paragonabili ai test neuropsicologici che vengono somministrati in ambito clinico) potrebbero non essere sufficienti a cogliere le reali difficoltà nei contesti reali, portando ancora di più al rischio di sottostimare l’impatto dei deficit nella vita di tutti giorni.
Il fatto che nei soggetti con ADHD sia presente una maggiore tendenza alla procrastinazione e un minore orientamento al futuro indica un possibile nesso causale fra queste due caratteristiche, le quali, unite alla possibilità che l’abitudine a posticipare gli impegni sia mediata da un deficit di memoria prospettica, fanno immaginare future aree di intervento[1][2]; per esempio è ipotizzabile che intervenendo sull’orientamento verso il futuro e sulla capacità di immaginarlo potrebbe migliorare la capacità di memoria prospettica e quindi ridurre la tendenza alla procrastinazione nelle persone con ADHD (e non soltanto).
Bisogna però tenere conto del fatto che questa è una ricerca di tipo correlazionale e quindi può soltanto indicare possibili relazioni tra variabili; è necessario perciò che vengano condotte ulteriori ricerche che diano evidenza dei possibili nessi causali fra le variabili (caratteristiche cognitive) considerate in questa ricerca.
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