Per adulti ed adolescenti con disturbo dello spettro autistico l’accesso al mondo esterno è limitato, questo anche e soprattutto a causa di difficoltà comunicative. Questa situazione genera ridotte soddisfazioni in età adulta, sia a livello professionale, che comunitario e sociale[1].

Come spiegato in questo articolo da Antonio Milanese, la Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) è un metodo di comunicazione che utilizza simboli, immagini e parole. I metodi di presentazione dei simboli possono essere digitali o analogici ed è ampiamente utilizzato in caso di disturbo dello spettro autistico.

Gli interventi di CAA consentono alle persone nello spettro di accedere a diversi contesti partecipativi, utilizzando forme di comunicazione diverse dal linguaggio parlato[2]

Numerosi studi hanno sostenuto l’efficacia degli interventi di CAA per persone di tutte le fasce d’età, sia sfruttando opzioni high-tech, come applicazioni sul cellulare[3], che strumenti meno tecnologici, come delle immagini PECS stampate[4]. Gli interventi sono risultati efficaci non solo nel migliorare le abilità comunicative e di interazione sociale, bensì anche nella facilitazione di un rendimento scolastico positivo e nella riduzione dei comportamenti problema.

Gli interventi di CAA possono aiutare anche persone adolescenti e adulte con diagnosi di spettro autistico? 

Gli adolescenti e gli adulti hanno esigenze, competenze, esperienze e vite differenti rispetto ai bambini. Con l’avanzare dell’età la comunicazione non è più finalizzata esclusivamente all’espressione di desideri e bisogni, bensì diventa fondamentale al fine di favorire una vicinanza sociale e la condivisione di idee[5]. Allo stesso modo, anche le aspettative sociali e legali riposte negli adulti e negli adolescenti evolvono rispetto all’età infantile e l’interazione diventa più complessa[6]

La revisione di Holyfield e colleghe[7] 

Holyfield, Drager, Kremkow e Light (2017) hanno condotto una revisione sistematica della letteratura riguardante gli interventi di CAA con persone adulte e adolescenti nello spettro autistico[7]. 16 pubblicazioni che analizzano 18 interventi distinti sono state incluse in questa revisione[8][9][10][11][12][13][14][15][16][17][18][19][20][21][22][23]. Tutti gli studi inclusi presentano un design single case

Complessivamente, 19 persone adolescenti o adulte con diagnosi di disturbo dello spettro autistico hanno partecipato agli studi presi in considerazione. Il partecipante più maturo aveva 40 anni, mentre l’età media complessiva si attesta intorno ai 17,6 anni. 

I pittogrammi sono stati il metodo di rappresentazione più usato, mentre per i restanti studi sono state scelte le seguenti metodologie di comunicazione:

  • fotografie [9] [14]  
  • simboli tattili [18]
  • segni adattati[12]
  • la Lingua dei Segni Americana [17]
  • l’ortografia [11]
  • un singolo pulsante di messaggio senza simboli[21].

La maggior parte dei simboli sono stati utilizzati per comunicare dei sostantivi, come ad esempio il cibo preferito. Otto studi hanno però anche incluso brevi frasi[8] [11] [14] [16] [21] [20] [22] [23]. Mentre solo 6 studi hanno previsto l’inclusione di persone partecipanti alla vita del paziente o della paziente[10] [12] [13] [14] [23].

I risultati

Dalla revisione sistematica è risultato che l’intervento con la CAA possa essere altamente efficace anche con adolescenti ed adulti nello spettro. 

Nonostante il valore del trattamento in età infantile sia inestimabile[24], non si è mai troppo grandi per beneficiare di un intervento di CAA[2].  

Inoltre, negli studi presi in considerazione, sono state utilizzate con successo differenti tecnologie. L’intervento di CAA con la popolazione in età adolescenziale ed adulta può essere quindi condotto sfruttando l’opzione di rappresentazione più adeguata per la persona, senza alcuna limitazione in termini di tipologie di tecnologia. 

È inoltre importante notare che gli autori di alcuni studi di questa revisione sono riusciti a misurare in modo efficace un aspetto specifico della partecipazione (ad esempio[13]), indicando che l’intervento di CAA può anche promuovere la partecipazione di adulti e adolescenti con autismo nei contesti di vita quotidiana. 

Oltre a questo aspetto, negli studi che hanno incluso le amicizie e conoscenze dei pazienti nel trattamento, i partner comunicativi sono stati adeguatamente formati (ad esempio[14]) ed è stato riscontrato che l’intervento di CAA può essere efficace nella promozione del successo comunicativo di persone nello spettro anche modificando i fattori ambientali. Ricordando che i fattori ambientali, come ad esempio il comportamento comunicativo della famiglia o le tecnologie di CAA utilizzate, sono gli aspetti più facilmente malleabili, i cui adattamenti potrebbero migliorare la qualità di vita della persona con autismo.

Nonostante i risultati positivi della revisione, è necessario ricordare che ogni studio ha presentato punti di forza, così come anche punti deboli e che il numero di adolescenti e adulti che hanno partecipato agli studi riguardanti la CAA fino ad oggi risulta limitato. Sono dunque necessarie maggiori ricerche in questo ambito. 

Le autrici Light, Roberts, Dimarco e Greiner (1998) forniscono nel loro paper un quadro di riferimento per la programmazione di valutazioni e interventi di CAA basati sulle abilità e sui bisogni delle persone nello spettro autistico[25]. Questo quadro potrebbe essere utile ai terapeuti e alle terapeute per progettare il loro trattamento. 

Inoltre, a questa pagina potete trovare diversi materiali gratuiti di CAA preparati dalla collega Marta Tosatto.  

Bibliografia

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[5] Light, J. (1988). Interaction involving individuals using augmentative and alternative communication systems: State of the art and future directions. Augmentative and Alternative Communication, 4, 66–82. http://dx.doi.org/10.1080/07434618812331274657

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[7] Holyfield, C., Drager, K. D., Kremkow, J. M., & Light, J. (2017). Systematic review of AAC intervention research for adolescents and adults with autism spectrum disorder. Augmentative and alternative communication, 33(4), 201-212.

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[15] Kagahora, D., van der Meer, L., Achmadi, D., Green, V., O’reilly, M., Lancioni, G., … Sigafoos, J. (2012). Teaching picture naming to two adolescents with autism spectrum disorders using systematic instruction and speech generating devices. Research in Autism Spectrum Disorders, 6, 1224–1233. 

[16] Kagohara, D., van der Meer, L., Achmadi, D., Green, V., O’reilly, M., Mulloy, A., … Sigafoos, J. (2010). Behavioral intervention promotes successful use of an iPod-based communication device by an adolescent with autism. Clinical Case Studies, 9, 328–338. Retrieved from https://doi.org/10.1177/1534650110379633

[17] Kee, S., Casey, L., Cae, C., Bicard, D., & Bicard, S. (2012). Increasing communication skills: A case study of a man with autism spectrum disorder and vision loss. Journal of Visual Impairment and Blindness, 106, 120–125.

[18] Lund, S., & Troha, J. (2008). Teaching young people who are blind and have autism to make requests using a variation on the picture exchange communication system with tactile symbols: A preliminary investigation. Journal of Autism and Developmental Disorders, 38, 719–730. Retrieved from https://doi.org/10.1007/s10803-007-0439-4

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[21] Sigafoos, J., Drasgow, E., Halle, J., O’reilly, M., Seely-York, S., Edrisinha, C., & Andrews, A. (2004). Teaching VOCA use as a communicative repair strategy. Journal of Autism and Developmental Disorders, 34, 411–422. 

[22] Sigafoos, J., O’reilly, M., Seely-York, S., & Edrisinha, C. (2004). Teaching students with developmental disabilities to locate their AAC device. Research in Developmental Disabilities, 25, 371–383. Retrieved from https://doi.org/10.1016/j.ridd.2003.07.002

[23] Trottier, N., Kamp, L., & Mirenda, P. (2011). Effects of peer-mediated instruction to teach use of speech-generating devices to students with autism in social game routines. Augmentative and Alternative Communication, 27, 26–39. 

[24] Romski, M., Sevcik, R.A., Barton-Hulsey, A., & Whitmore, A.S. (2015). Early intervention and AAC: What a difference 30 years makes. Augmentative and Alternative Communication, 31, 181–202. Retrieved from http://dx.doi.org/10.3109/07434618.2015.1064163

[25] Light, J.C., Roberts, B., Dimarco, R., & Greiner, N. (1998). Augmentative and alternative communication to support receptive and expressive communication for people with autism. Journal of Communication Disorders, 31, 153–180.