Nessuno si sognerebbe di mettere in dubbio che in uno sport come il calcio siano essenziali doti come la prestanza fisica, la coordinazione motoria e la tecnica specifica. Se oltre a questo ci fosse però anche altro?

Certo, qualcuno potrebbe argomentare su quanto sia ovvia la presenza anche di doti mentali per la migliore riuscita in questo sport.

Spesso si parla di velocità nel prendere decisioni creative e capacità di predire cosa accadrà (saper leggere il gioco), facendo ricadere queste abilità sotto la definizione di “intelligenza calcistica”.

Ritenendo che queste abilità siano fortemente connesse con le funzioni esecutive, diversi team di ricercatori hanno provato a indagare l’influenza di questo dominio cognitivo sulla riuscita nel calcio. Gli studi hanno preso in considerazione bambini, adolescenti e adulti, sia di alto che di basso livello dal punto di vista calcistico.

Seppur con risultati in parte differenti, sono emerse quasi sempre differenze significative in ambito attentivo e/o esecutivo, sia confrontando gli sportivi con la popolazione generale (con risultati migliori nel primo gruppo), sia rapportando le prestazioni dei calciatori di categoria più alta rispetto a quelli di categoria più bassa (con punteggi superiori nei calciatori ‘migliori’)[1][2][3].

Recentemente un team di ricercatori svedesi[4] ha deciso di aggiungere un altro tassello alla comprensione di come le funzioni esecutive influenzino la prestazione calcistica, e lo hanno fatto studiando un gruppo di giovani calciatori svedesi (tra i 12 e i 19 anni) d’elite.

Andando più nello specifico sono state quantificate le prestazioni in diversi test riguardanti principalmente attenzionememoria di lavoro, inibizione, flessibilità cognitiva e, più in generale, funzioni esecutive.

Dai risultati è emerso che non soltanto questi atleti mostravano punteggi superiori alla media ma anche che i risultati correlavano con il numero di goal e assist realizzati, cioè tanto più erano alti i punteggi nelle prove di funzioni esecutive e tanto più era probabile che mettessero a segno un alto numero di realizzazioni.

Ovviamente nessuno si aspetta che queste abilità siano da sole sufficienti per delle prestazioni di alto livello nello sport ma fanno intravedere come, oltre alle doti fisiche e tecniche (facilmente intuibili), ce ne siano altre che, a parità di condizioni, possono fare la differenza.

Immaginiamo se adesso, nel selezionare e allenare un calciatore, si iniziasse a tenere conto anche di questo insieme di abilità trasversali che entrano in gioco in tanti contesti della vita di un individuo. Chissà che non diventi una nuova evoluzione dello sport.

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