“Dimmi tutti gli animali che ti vengono in mente in un minuto”. Questa è una tipica consegna del test di Fluenza semantica, presente in diverse batterie per l’età evolutiva e adulta (BVN, BVL, NEPSY-II per citarne alcune). Il test è di rapida somministrazione (un minuto per categoria) e, forse anche per questo, è ampiamente utilizzato nelle valutazioni neuropsicologiche. Ma cosa misura esattamente?

Sicuramente per svolgere con successo una prova di fluenza semantica è necessario avere un buon magazzino lessicale e semantico dal quale pescare le parole adatte. Il magazzino da solo, ovviamente, non basta. Ad esso dobbiamo aggiungervi la possibilità di accedervi con relativa facilità

Un altro elemento importante è quello della strategia da adottare: c’è chi, una volta individuato un insetto (es: “mosca”), prosegue con elementi della stessa classe (“vespa”, “calabrone”, “ape”) prima di esaurirla e passare a un altro set di animali con caratteristiche simili (“pappagallo”, “piccione”, “aquila”); c’è chi, ad esempio, preferisce utilizzare una strategia fonologica (“cane”, “canarino”, “colibrì”, “cormorano”, “coccodrillo”).

È necessario, inoltre, mantenere in memoria le risposte già date per evitare ripetizioni.

Infine, poiché le prove di fluenza solitamente riguardano due categorie semantiche (ad esempio, “Cibi” e “Animali”) e due fonologiche (ad esempio, “Parole che cominciano con S” e “Parole che cominciano con F”) è fondamentale avere sufficienti doti di flessibilità per non restare bloccati in un sottogruppo della stessa categoria (ad esempio, non riuscire a dire altro che gli insetti per la categoria “Animali”) o nel passaggio da una prova all’altra (capita, ad esempio, che alcuni bambini e adulti, nella prova “Dimmi tutte le parole che cominciano con la S” continuino a dire solo animali come “Serpente”, “Scorpione”, e così via).

Da questo punto di vista, si tratta di una prova molto “sporca” che non va a misurare una funzione specifica, ma risente dell’efficienza (o inefficienza) di diverse funzioni. Alcuni studi, tra cui uno italiano di Reverberi e colleghi [1], hanno provato a individuare delle sottocomponenti all’interno della prova di fluenza semantica e il modo in cui queste possono manifestarsi in diversi tipi di disturbo (dalla Malattia di Alzheimer alle diverse varianti dell’Afasia Progressiva Primaria).

Dunque, perché utilizzarla? Innanzitutto perché, nell’adulto, diverse patologie degenerative si possono manifestare inizialmente con una riduzione del magazzino lessicale-semantico e/o del relativo accesso. Abbiamo, dunque, una prova somministrabile in poco tempo che può darci una prima informazione sullo stato di salute di questa componente linguistica. Per l’adulto, inoltre, sono state sviluppate delle prove più complesse, indicate soprattutto per coloro che hanno una scolarità più alta, come ad esempio le fluenze alternate di Costa e colleghi [2]. Inoltre, nonostante sia molto difficile individuare sedi lesionali a partire da questo test, sappiamo che in generale le difficoltà nelle fluenze verbali fonologiche sono più legate a danni frontali, mentre un ridotto numero di risposte alle fluenze semantiche correla con danni relativi al lobo temporale [3].

Bibliografia

[1] Reverberi C, Cherubini P, Baldinelli S, Luzzi S. Semantic fluency: cognitive basis and diagnostic performance in focal dementias and Alzheimer’s disease. Cortex. 2014 May;54:150-64. doi: 10.1016/j.cortex.2014.02.006

[2] Costa A, Bagoj E, Monaco M, Zabberoni S, De Rosa S, Papantonio AM, Mundi C, Caltagirone C, Carlesimo GA. Standardization and normative data obtained in the Italian population for a new verbal fluency instrument, the phonemic/semantic alternate fluency test. Neurol Sci. 2014 Mar;35(3):365-72. doi: 10.1007/s10072-013-1520-8

[3] Henry, J. D., & Crawford, J. R. (2004). A Meta-Analytic Review of Verbal Fluency Performance Following Focal Cortical Lesions. Neuropsychology, 18(2), 284–295.