Le funzioni esecutive possono essere definite come quelle capacità che entrano in gioco in situazioni e compiti in cui l’utilizzo di comportamenti e abilità di routine non è più sufficiente alla loro riuscita. Con questa “etichetta” Owen (1997) si riferisce all’insieme di processi mentali finalizzati all’elaborazione di schemi cognitivo-comportamentali adattivi in risposta a condizioni ambientali nuove e impegnative.
Per fare alcuni esempi, sono le funzioni alla base della pianificazione, della creazione di strategie. Più in generale sono quei processi cognitivi alla base del problem solving.
Negli ultimi anni questo campo della psicologia cognitiva ha destato l’interesse di molti ricercatori e operatori del settore impegnati in ambito evolutivo, soprattutto in virtù delle notevoli ripercussioni delle funzioni esecutive su molti ambiti della vita quotidiana di bambini e adolescenti (scuola, relazioni sociali ecc.). La necessità di definire il rapporto che intercorre fra questi processi cognitivi e l’adattamento sociale o la riuscita in attività di tipo scolastico, ha portato a diverse formulazioni di definizione di funzioni esecutive.
A che cosa servono le funzioni esecutive
Al di là delle singole concettualizzazioni, gli psicologi sono sempre più interessati all’aumento di comprensione sulle funzioni esecutive poiché:
1) si ritiene svolgano un ruolo chiave nel comportamento intelligente;
2) si ritrova una loro compromissione in molte patologie psichiatriche e disturbi neurologici;
3) variano durante l’arco di vita e condizionano il comportamento in situazioni complesse (Banich, 2013).
Un modello per le funzioni esecutive
Attualmente il modello teorico più accreditato circa le funzioni esecutive è quello di Miyake e collaboratori (2000). Tale modello prevede che queste siano essenzialmente composte da tre sottosistemi: inibizione della risposta, aggiornamento di memoria di lavoro e flessibilità cognitiva.
L’inibizione è la capacità di inibire deliberatamente gli impulsi e le informazioni irrilevanti.
L’aggiornamento di memoria di lavoro riguarda l’abilità di mantenere in memoria informazioni e manipolarle per brevi periodi di tempo (Huzinga et al. 2006).
La flessibilità di risposta è l’abilità di attuare comportamenti diversi in base al cambiamento di regole o del tipo di compito.
Funzioni esecutive e apprendimento scolastico
L’importanza delle funzioni esecutive è testimoniata da diverse ricerche scientifiche, per esempio è stato riscontrato come il loro funzionamento aiuti a predire in età scolastica le capacità matematiche, i risultati in scienze e in materie letterarie, anche a prescindere dal quoziente intellettivo (Holmes et al., 2008; St Clair-Thompson et al., 2006; Gathercole & Alloway, 2008; Blair & Razza, 2007; Bull & Scerif, 2001). Questo è uno dei motivi per cui in ogni valutazione neuropsicologica non si dovrebbe mai prescindere da un’accurata valutazione di questo ambito cognitivo (vedi anche ‘come valutare le funzioni esecutive: i test utilizzati‘)
Come si migliorano le funzioni esecutive?
Dato il loro fondamentale contributo nelle capacità di problem solving, la ricerca si è interessata molto anche alla possibilità di allenare le funzioni esecutive e come questo possa avere ripercussioni nelle varie fasce d’età.
Per esempio, è stato riscontrato in una ricerca che un curriculum attuato in età prescolare, denominato Tools of the Mind (Diamond et al., 2007) potrebbe condurre a notevoli miglioramenti nelle funzioni esecutive.
In un altro studio si sarebbe osservato che i training mirati ad alcune componenti delle funzioni esecutive possano portare a potenziare le stesse e come questi si tradurrebbero in miglioramenti in ambito matematico (Holmes et al., 2008).
Un’altra ricerca (Dahilin, 2011), utilizzando programmi computerizzati analoghi a quelli usati nello studio appena citato, ha messo in mostra l’incremento comprensione del testo in un gruppo di bambini (Analoghi risultati sono stati replicati da Chein e Morrison nel 2010).
Inoltre un contributo in tal senso potrebbe essere fornito dallo yoga e da arti marziali di tipo tradizionale (Diamond, 2012).
Sembra infine che allenare le funzioni esecutive conduca a migliorare le capacità di ragionamento (Diamond, 2012; Karbach&Kray, 2009; Kray et al., 2008); a questo proposito, in uno studio di diversi anni fa, è stato utilizzato un programma per allenare le funzioni esecutive in un gruppo di pazienti adulti con cerebrolesione acquisita e i dati sembrano indicare un miglioramento della capacità di pianificazione, con ricadute nella vita di tutti i giorni (Serino et al., 2007).
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Riferimenti bibliografici
Benso, F. (2010). Sistema attentivo-esecutivo e lettura. Il leone verde. Pag. 81.
Holmes, J., Gathercole, S.E., Place, M., Dunning, D.L., Hilton, K.A., & Elliott, J.G. (2010). Working Memory Deficits can be Overcome: Impacts of Training and Medication on Working Memory in Children with ADHD. Applied Cognitive Psychology. 24, 827-836.