Perché dimentichiamo? 

Quante volte ci siamo rammaricati per non essere riusciti a ricordare qualcosa? Quante volte abbiamo provato invidia verso quelle persone che sembrano memorizzare una grande quantità di informazioni senza apparente fatica? Bene, un nuovo articolo di un team di neuroscienziati[1] può tranquillizzare molte persone: dimenticare sarebbe un processo fondamentale per l’apprendimento.

Proviamo a spiegare perché

Gli autori hanno analizzato la letteratura scientifica sulla memoria, comprese le ricerche in ambito animale e quelle condotte con le reti neurali, in particolare gli studi riguardanti il decadimento della traccia mnestica (e quindi il dimenticare). Sulla base delle evidenze hanno proposto che lo scopo della nostra capacità di memorizzare non sia quello di registrare gli eventi e mantenerli presenti nella nostra mente col passare del tempo, piuttosto la memoria servirebbe a migliorare la capacità di prendere decisioni basandosi su quanto appreso precedentemente.

In che modo?

Il nostro cervello deve essere in grado di gestire le informazioni in maniera agile e per questo devono essere eliminati i dettagli inutili e confondenti che sovraccaricherebbero il sistema cognitivo. Gli studi scientifici presi in esame dagli autori suggeriscono che dimenticare consentirebbe di apprendere cose nuove e variare i comportamenti in maniera più flessibile e permetterebbe inoltre di generalizzare le nozioni acquisite anche a nuovi contesti.

Quali sono i meccanismi alla base di questo processo?

Principalmente ci sono due meccanismi: è noto che, affinché si formino nuovi ricordi, è necessario che si instaurino nuove connessioni fra neuroni, dette sinapsi; il primo meccanismo alla base dell’oblio consiste proprio nell’indebolimento o nella cancellazione di tali sinapsi. Il secondo meccanismo concerne invece la creazione di nuovi neuroni nell’ippocampo (struttura cruciale per la formazione di nuove memorie) che comportano la sovrascrittura di nuovi ricordi che rendono via via meno accessibili quelli più vecchi.

Per quanto non sembri intuitivo, un utilizzo efficiente delle informazioni acquisite si basa sull’utilizzo sia sulla memorizzazione sia su meccanismi che rendono le nuove memorie più essenziali (dimenticando i dettagli irrilevanti). Un esempio dell’importanza del dimenticare può esser dato da un caso totalmente opposto, il paziente S. del famoso neuroscienziato Luria[2]. Si tratta di una persona dotata di una memoria smisurata e capace di dimenticare qualcosa soltanto volontariamente. Benché questo possa sembrare un grande vantaggio, in realtà S. si dimostrava in grande difficoltà proprio a causa di questo suo apparente dono: pur essendo in grado di rievocare ricordi in ogni dettaglio, si dimostrava incapace di generalizzare quanto appreso a diversi contesti.

Dato quanto detto, forse possiamo guardare con un po’ più di benevolenza le nostre piccole dimenticanze.

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Bibliografia

  1. Richards, B.A., & Frankland, P.W. (2017). The Persistence and Transience of Memory. Neuron 2017, 94:1071-1084.
  2. Luria, A.R. (1968). The Mind of a Mnemonist: A Little Book about a Vast Memory (Harvard University Press).
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