Che cos’è il Disturbo di Apprendimento Non Verbale

Quando si parla di apprendimento inevitabilmente si finisce a parlare di disturbi quali la DislessiaDisortografiaDiscalculia e Disgrafia. Esiste però un gruppo di persone con caratteristiche peculiari che non necessariamente manifestano le difficoltà tipiche dei disturbi appena citati: si tratta del cosiddetto Disturbo di Apprendimento Non Verbale (DANV). Se nell’ambito dei Disturbi specifici dell’apprendimento le classificazioni e relative descrizioni sono piuttosto chiare, quest’ultima categoria non è ancora prevista dalle classificazioni ufficiali (ICD-10 e DSM-5) e non esistono criteri univoci per descriverla. Questa condizione si caratterizza principalmente per una netta differenza fra le capacità nell’area verbale (relativamente intatte) e quelle nell’area visuo-spaziale (nettamente inferiori rispetto all’area verbale). Di solito questa discrepanza viene osservata all’interno della WISC-IV soprattutto attraverso la differenza tra l’Indice di Comprensione Verbale e tra l’Indice di Ragionamento Visuo-percettivo, anche se dal punto di vista quantitativo non c’è accordo su quanto debba essere lo scarto fra i due punteggi.

Come riconoscere il Disturbo di Apprendimento Non Verbale

Agli occhi del genitore o di un insegnante un bambino con Disturbo di Apprendimento Non Verbale manifesta buone capacità verbali, con un lessico piuttosto ricco, e al tempo stesso difficoltà difficili da comprendere soprattutto se confrontate con le abilità linguistiche, per esempio problemi in ambito matematico (che di solito riguardano l’incolonnamento delle cifre nei calcoli scritti e la lettura dei segni algebrici), nel riconoscimento di figure, nel disegno e nella scrittura mano (a causa di problemi di coordinazione che possono presentarsi in questa condizione), così come nel ricordare le informazioni di tipo visivo.

Come si diagnostica il Disturbo di Apprendimento Non Verbale

Benché non esistano criteri unanimemente riconosciuti, Mammarella e Cornoldi nel 2014 hanno cercato di fare il punto della situazione sulle caratteristiche tipiche delle persone con Disturbo di Apprendimento Non Verbale, giungendo alla conclusione che gli elementi più importanti per distinguere questa condizione siano i seguenti:

  1. nei test per il QI, punteggi bassi nelle prove visuo-spaziali e punteggi adeguati nelle prove verbali;
  2. difficoltà visuo-costruttive e di coordinazione motoria fine;
  3. basse performance matematiche e buone abilità di decodifica nella lettura;
  4. problemi di memoria visuo-spaziale;
  5. scarse abilità sociali.

Nello specifico, gli autori già menzionati ritengono che debbano necessariamente essere presenti due dei primi 4 criteri mentre la quinta potrebbe essere considerata una caratteristica associata ma non stabilmente presente e non essenziale ai fini diagnostici. Effettivamente, fra i 35 studi presi in esame da Mammarella e Cornoldi, in nessuno di questi vengono presentati dati quantitativi sulla presenza di difficoltà sociali.

Sarà quindi necessaria una valutazione neuropsicologica approfondita che prenda in considerazione almeno questi aspetti appena citati. Inevitabilmente saranno utilizzati test di multicomponenziali di valutazione del QI (come la WISC-IV) a cui, in base alle esigenze si aggiungeranno altri test per indagare i restanti ambiti, per esempio prove prassico-costruttive (VMI, TPV, NEPSY-II…), matematiche (BDE-2, AC-MT 6-11, AC-MT 11-14…), di lettura (DDE-2, Prove MT…) e di memoria visuo-spaziale (BVS-CORSI, NEPSY-II, TEMABVN 12-18…).

A cosa serve la diagnosi?

Una valutazione per indagare la presenza di DANV può essere di supporto a comprendere la natura delle difficoltà che un bambino o un ragazzo può manifestare a scuola. In particolare sarà utile per predisporre gli accorgimenti necessari per favorire l’apprendimento scolastico dello studente cercando di aggirare le sue difficoltà e facendo leva sui punti di forza. Prevedere per esempio che si sfruttino le abilità verbali abituando lo studente a verbalizzare i problemi e i ragionamenti (per esempio, esplicitare a parole i vari passaggi per la risoluzione di un problema), predisporre l’utilizzo di ausili tecnologici per superare le difficoltà grafiche e molto altro ancora, in base alle peculiarità della persona.

Bibliografia

1. Ferrara R., Lipparini S. e Mammarella I. (2012). Criteri diagnostici del disturbo dell’apprendimento non-verbale: una rassegna della letteratura. Psicologia Clinica dello Sviluppo, XVI,2, 267-291

2. Mammarella I. C., Cornoldi C. (2014). An analysis of the criteria used to diagnose children with Nonverbal Learning Disability (NLD), Child Neuropsychology: A
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3. Mammarella I. C., Bomba M., Caviola S., Broggi F., Neri F., Lucangeli D., Nacinovich R. (2013). Mathematical Difficulties in Nonverbal Learning Disability or Co-Morbid Dyscalculia and Dyslexia, Developmental Neuropsychology, 38:6, 418-432

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5. Fine J. G., Semrud-Clikeman M., Bledsoe J. C., Musielak K. A. (2013). A critical review of the literature on NLD as a developmental disorder, Child
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6. Cardillo R., Mammarella I. c., Garcia R. B., Cornoldi C. (2017). Local and global processing in block design tasks in children with
dyslexia or nonverbal learning disability. Research in Developmental Disabilities, 64: 96 – 107

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