Da anni si susseguono ricerche per comprendere se le funzioni esecutive siano allenabili e a quali condizioni. Ne abbiamo parlato spesso, sia in relazione all’età prescolare (per esempio qui), sia in relazione all’età scolare (per esempio qui).
Abbiamo visto che potrebbero esserci importanti ripercussioni positive sia in ambito matematico (all’asilo e alle elementari e alle medie) sia nella comprensione del testo.
Indubbiamente, quelle incentrato sulla memoria di lavoro è il trattamento delle funzioni esecutive di cui sono stati valutati maggiormente gli effetti. E non è un caso che abbiamo messo a disposizione molte app online per allenare la memoria di lavoro, in molti casi basandoci proprio sulle evidenze provenienti dalla letteratura scientifica.
Oggi aggiungiamo un altro tassello alle conoscenze sull’argomento.
In un articolo scientifico pubblicato nel 2019[1] è stata testata un’interessante ipotesi: rendere un trattamento simile a un gioco lo rende più efficace?
La ricerca
Per rispondere a questa domanda, Johann e Karbach[1] hanno sottoposto un cospicuo numero di bambini a diversi test per valutare le funzioni esecutive e gli apprendimenti scolastici (lettura e matematica); successivamente sono stati divisi in 7 gruppi:
- 3 gruppi venivano sottoposti a un training su una specifica componente delle funzioni esecutive (inibizione o memoria di lavoro oppure flessibilità cognitiva);
- 3 gruppi venivano sottoposti agli stessi training ma con una veste ludica, simile a un videogioco;
- un gruppo non svolgeva alcun training.
Alla fine del training (cioè dopo 21 sessioni di trattamento) venivano tutti rivalutati per osservare eventuali miglioramenti e differenze fra gruppi.
Cosa è stato osservato?
Tendenzialmente ogni gruppo otteneva miglioramenti nella componente allenata delle funzioni esecutive (confrontando gli effetti con gruppo di controllo, cioè quello che non svolgeva alcun training), senza differenze di performance fra bambini sottoposti a training standard e bambini che usavano programmi con una veste ludica.
Le differenze emergevano invece su altri aspetti:
- I bambini che usava la versione ludica del training dichiaravano di essere più motivati a proseguire l’allenamento.
- Sempre i bambini che usavano la versione ludica del training mostravano i miglioramenti più consistenti negli apprendimenti scolastici riguardanti la lettura; in particolare, chi era stato sottoposto a potenziamento della flessibilità cognitiva o dell’inibizione otteneva miglioramenti anche nella comprensione del testo mentre si osservavano miglioramenti nella velocità di lettura in chi aveva allenato l’inibizione.
Concludendo…
Come discusso in precedenti articoli, i training sulle funzioni esecutive sembrano contribuire a migliorare anche gli apprendimenti scolastici (oltre a migliorare la funzione direttamente allenata). In particolare, se in precedenza abbiamo visto gli effetti positivi del potenziamento della memoria di lavoro, in questo caso osserviamo una possibile utilità anche nell’allenamento dell’inibizione e della flessibilità cognitiva.
Inoltre, data la più alta motivazione dichiarata dai bambini e la maggiore generalizzazione dei risultati, appare molto importante investire tempo ed energie nel cercare di rendere i trattamenti coinvolgenti (divertenti!), sia per aumentare la collaborazione dei piccoli pazienti, sia per incrementare la probabilità di vedere miglioramenti.
Come spesso succede, però, ci teniamo anche in questo caso a invitare alla cautela nell’interpretare i risultati; in questo caso, infatti, i ricercatori hanno lasciato molti dubbi a causa dell’impostazione della loro ricerca: innanzitutto, il gruppo di controllo era “passivo” per cui non è possibile stabilire quanto gli effetti del training siano specifici; un ulteriore dubbio riguarda il fatto che i ricercatori abbiano omesso di valutare eventuali effetti di “trasferimento” (per esempio, chi allenava l’inibizione migliorava anche la memoria di lavoro?); infine, non è chiaro perché, pur allenando le stesse funzioni cognitive (inibizione o memoria di lavoro o flessibilità cognitiva) e ottenendo gli stessi risultati sui test per le funzioni esecutive, soltanto il gruppo di “gioco” abbia ottenuto miglioramenti su abilità non direttamente allenate (velocità di lettura e comprensione del testo).
Nonostante i limiti appena citati, questa ricerca ci pone di fronte a un’importante riflessione sul nostro lavoro clinico: quando lavoriamo con i bambini, quanto tempo dedichiamo alla loro motivazione? Nelle interminabili ore passate a pianificare e creare training personalizzati sulle caratteristiche di un bambino, quanto spazio lasciamo per attività coinvolgenti? Diamo abbastanza importanza al gioco?
Siamo sicuri che molti professionisti non avessero bisogno di specifiche ricerche per immaginare quanta importanza possa rivestire la motivazione dei bambini all’interno del nostro lavoro. Avere conferme e spunti di riflessione dalla ricerca, in ogni caso, è sempre utile nel nostro lavoro.
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Bibliografia
- Johann, V. E., & Karbach, J. (2019). Effects of game‐based and standard executive control training on cognitive and academic abilities in elementary school children. Developmental Science, e12866.
- Karbach, J., Könen, T., & Spengler, M. (2017). Who benefits the most? Individual differences in the transfer of executive control training across the lifespan. Journal of Cognitive Enhancement, 1(4), 394-405.