Abbiamo tutti presente qualche persona nella nostra vita capace di ricordare dettagli per noi impensabili. Probabilmente conosceremo anche qualche personaggio di film o serie televisiva capace di ricordare tutto, come fosse un computer. Quello che invece in pochi sanno è che la capacità di memorizzare può essere migliorata con qualche tecnica e un po’ di esercizio. Questo è quanto emerge da una nuova ricerca sul tema[1].

Facciamo un passo indietro

Qualcuno avrà sentito parlare del Campionato mondiale della memoria così come del metodo dei loci, lo strumento concettuale alla base delle varie tecniche utilizzate dagli atleti della memoria (i partecipanti del suddetto campionato). Detto in poche parole, per chi non lo conoscesse, questo metodo consiste nell’associare le informazioni da ricordare ad ambienti e percorsi già conosciuti, sfruttando la vocazione del nostro cervello a utilizzare le nostre capacità mnemoniche per orientarci nello spazio (consigliamo di leggere questa bella intervista allo psicologo Edvin Moser, premio nobel per la medicina nel 2014).

Immaginiamo di voler memorizzare la lista della spesa che, per comodità, componiamo soltanto di 4 elementi: pane, farina, pomodoro e pasta.

Semplificando al massimo la procedura, dovremmo collocare gli elementi da memorizzare in un ambiente conosciuto come, per esempio, la propria abitazione. Ancora una volta, per facilitare il concetto, rappresentiamo l’ambiente con una strada schematizzata.

Come possiamo vedere, si tratta di visualizzare gli oggetti e posizionarli mentalmente lungo il percorso. Per rievocarli in un secondo momento non dovremo far altro che ripercorrere mentalmente tale itinerario andando a “vedere” quali oggetti abbiamo memorizzato. Semplice, no?

Passiamo ora alla ricerca…

Gli autori dello studio[1] inizialmente hanno selezionato un gruppo di atleti della memoria e un gruppo di persone “normali”, sottoponendoli tutti a test di memoria (memorizzazione di 72 parole) e a risonanza magnetica funzionale (una tecnica di visualizzazione del cervello che, tramite un particolare macchinario, permette di osservare quali aree sono più attive in un determinato momento). Già dopo 20 minuti era possibile rilevare il seguente dato: gli atleti riuscivano a ricordare quasi tutte le parole (in media 71 su 72) mentre i non atleti ne ricordavano poco più della metà (circa 40).

In un secondo momento i non atleti sono stati suddivisi in 3 gruppi:

  • Un primo gruppo è stato sottoposto a un training di memoria a lungo termine, della durata di 6 settimane, per imparare mnemotecniche simili a quelle impiegate dagli atleti della memoria
  • Un secondo gruppo è stato sottoposto a un training di memoria di lavoro, sempre della durata di 6 settimane
  • Il terzo gruppo non ha svolto alcun training

Tutte le persone appartenenti ai tre gruppi sono state sottoposte a test di memoria e risonanza magnetica funzionale sia prima che dopo i training (il terzo gruppo ovviamente, a differenza degli altri, è stato rivalutato semplicemente dopo 6 settimane di inattività).

Al completamento dell’addestramento i soggetti sottoposti a training di mnemotecniche hanno incrementato le loro performance avvicinandosi a quelle degli atleti della memoria; inoltre, anche il loro schema di attivazione cerebrale aveva iniziato a somigliare a quello degli atleti della memoria. Tali cambiamenti persistevano anche dopo altri 4 mesi senza ulteriore addestramento.

Negli altri due gruppi invece non si è osservato alcuna modificazione significativa.

Non male pensando che si è trattato di un periodo di addestramento relativamente breve (un mese e mezzo circa). Resta comunque il dubbio che queste tecniche non si generalizzino anche ad altri contesti rispetto a quello sperimentale, cioè è importante osservare se le persone che apprendono queste mnemotecniche riescano poi a beneficiarne nella vita quotidiana. Per rispondere a questo ultimo quesito servono però ulteriori ricerche.

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Bibliografia

Dresler, M., Shirer, W. R., Konrad, B. N., Müller, N. C., Wagner, I. C., Fernández, G., … Greicius, M. D. (2017). Mnemonic training reshapes brain networks to support superior memory. Neuron, 93, 1227–1235.

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