Il linguaggio viene comunemente pensato come un dominio di processi cognitivi altamente specifici. Al tempo stesso c’è un interesse crescente per comprendere la relazione complessa tra attenzione e linguaggio all’interno delle afasie.
Alcune evidenze sembrano suggerire che le difficoltà attentive siano pervasive all’interno dei disturbi afasici (vedi qui un articolo su questo argomento) e altre evidenze indicano come, da momento all’altro, ci siano fluttuazioni nelle capacità comunicative e linguistiche nelle persone con questi deficit[2].
Inoltre, questi problemi di attenzione sembrano incidere sugli esiti della riabilitazione del linguaggio[3][5]. Alcuni ricercatori[7] hanno invece messo in evidenza difficoltà nelle persone con afasia nel mantenere costante l’attenzione nel tempo; tale variabilità si manifesterebbe con fluttuazioni attentive sia durante l’esecuzione di un compito sia tra un compito e l’altro.
Date queste premesse, un gruppo di studiosi ha messo a punto una ricerca[6] con lo scopo di indagare in maniera più analitica la relazione tra le fluttuazioni attentive nei pazienti afasici e i loro disturbi di linguaggio. Le attese dei ricercatori erano quelle di trovare i seguenti risultati:
- maggiori fluttuazioni attentive nei soggetti con afasia rispetto ai soggetti sani
- correlazioni tra tali fluttuazioni attentive e capacità linguistiche (fonologiche, lessicali e semantiche)
- possibilità di predire le performance linguistiche tramite le fluttuazioni attentive (tramite regressione lineare)
La ricerca
Sono stati selezionati due campioni di soggetti, uno composto da 24 persone sane e un altro composto da 21 persone con afasia conseguente a lesioni temporo-parietali.
Tutti sono stati sottoposti a valutazione di vari aspetti del linguaggio (aspetti fonologici, lessicali e semantici) e a valutazione di componenti basiche dell’attenzione tramite il Conners’ Continuous Performance Test II (CPT-II).
Quest’ultimo test consiste nella presentazione ripetuta di diverse lettere su uno schermo alle quali il soggetto deve rispondere il più rapidamente possibile premendo un pulsante, tranne quando appare la lettera “X”; ha il vantaggio di essere diviso in diversi subtest con diversi intervalli temporali fra uno stimolo e l’altro e permette di ricavare molte informazioni, fra cui l’indice di variabilità, cioè quanto i tempi di risposta siano fluttuanti, segno di probabile difficoltà nel mantenere costante la concentrazione.
I risultati
I dati ottenuti sono stati quasi tutti in linea con le attese degli sperimentatori:
- Rispetto ai soggetti sani, le persone con afasia hanno mostrato tempi di risposta più lenti e più variabili
- Nelle persone con afasia le performance attentive correlavano negativamente con le capacità fonologiche e lessicali (cioè a peggiori capacità di attenzione corrispondevano peggiori capacità di linguaggio)
- L’indice di variabilità risultava un importante predittore delle capacità fonologiche, riuscendone a spiegare il 50% della varianza.
Conclusioni
Nelle persone con afasia le fluttuazioni attentive correlano con le capacità fonologiche e semantiche. Dal punto di vista clinico questi dati sono in accordo con l’idea che l’attenzione abbia un’influenza sulle performance linguistiche nell’afasia.
L’attenzione sostenuta e focalizzata sono componenti attentive basiche che riguardando l’abilità di mantenere la concentrazione e di selezionare uno specifico target per migliorarne il processamento; stando ai dati emersi nella ricerca appena discussa, i deficit di attenzione sostenuta e focalizzata in persone con afasia sembrerebbero prevedibili e potrebbero essere valutati da test come il CPT-II, dato che permette di rilevare le fluttuazioni attentive all’interno di un compito.
Queste fluttuazioni, come riportano gli autori della ricerca[6], potrebbero ostacolare la capacità di recuperare, comparare e manipolare le informazioni fonologiche e semantiche nei pazienti afasici, andando ad amplificare i deficit già presenti nel dominio linguistico.
Dal momento che in questa ricerca sono stati selezionati unicamente pazienti afasici con lesioni temporo-parietali, è auspicabile che ricerche come questa vengano condotte anche con pazienti differenti, in modo da indagare come i diversi tipi di attenzione siano correlati alle varie caratteristiche dell’afasia e ai differenti tipi di lesione cerebrale.
Infine, l’influenza della variabilità delle performance attentive sui deficit di linguaggio potrebbe avere implicazioni anche nella gestione del paziente con afasia. Per esempio, una ricerca di Murray[4] ha trovato alte correlazioni nel Test of Everyday Attention e misure di indipendenza comunicativa. A questo scopo potrebbe essere utile un’ulteriore ricerca longitudinale per analizzare il possibile impatto di trattamenti dell’attenzione sulle capacità linguistiche.
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Bibliografia
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