Molto spesso quando si parla di apprendimento ci si riferisce, più o meno esplicitamente, alla memoria e all’acquisizione di procedure. Nel caso della dislessia (o più in generale, nei disturbi specifici dell’apprendimento), per esempio, si tende spesso a parlare di difficoltà specifiche nella lettura, nella scrittura e nel calcolo (procedure, appunto).
Un aspetto che per tanto tempo è stato approfondito a livello scientifico ma assai poco enfatizzato a livello divulgativo è l’importanza delle cosiddette funzioni esecutive. Senza voler scendere troppo nel tecnico, si tratta di un complesso di funzioni che permettono all’individuo di mettere in atto comportamenti e strategie adeguate in contesti in cui i vecchi schemi acquisiti non sono funzionali o non permettono di giungere alla soluzione di un problema. Solo per citare alcuni casi in cui entrano in gioco queste funzioni, si può pensare alla necessità di inibire risposte impulsive o alla capacità di pianificare. In estrema sintesi queste possono essere definite come l’opposto dell’automatizzazione, capacità complesse che entrano in gioco quando bisogna creare nuove modalità di comportamento in risposta alle circostanze.
Il ruolo delle funzioni esecutive emerge anche e soprattutto nell’apprendimento di nuovi compiti e competenze. È infatti noto ormai da tempo che scarse funzioni esecutive predicono spesso difficoltà negli apprendimenti. L’influenza delle funzioni esecutive sul rendimento scolastico inoltre sembra essere indipendente dal quoziente intellettivo.
Come già accennato, nonostante la scienza abbia già prodotto molte evidenze della loro importanza, a livello divulgativo il ruolo delle funzioni esecutive non ha avuto abbastanza risalto, al punto da ignorare frequentemente che difficoltà in quest’area sono presenti in molti disturbi. Ne è un esempio la dislessia: sebbene numerose ricerche abbiano dimostrato la frequente (ma non costante) associazione fra disturbi specifici dell’apprendimento e difficoltà nelle funzioni esecutive, molto spesso nelle diagnosi ci si limita ad attestare un’intelligenza nella norma e un livello degli apprendimenti scolastici deficitario anche se, come già detto, il livello delle funzioni esecutive influenza la capacità negli apprendimenti scolastici a prescindere dal quoziente intellettivo.
Nel parlare comune, anche nel caso dell’ADHD si tende a ridurre il problema a una generica disattenzione e/o impusività quando si sa da tempo che non di rado i bambini con questo disturbo manifestano defict nelle funzioni esecutive (in cui peraltro rientra la capacità di inibire gli impulsi).
Il discorso si complica nei casi di ritardo mentale ma vale comunque la pena accennare come si tenda spesso “banalizzare” il problema limitando la valutazione a un quanto mai vago quoziente intellettivo, omettendo di approfondire la valutazione sulle funzioni esecutive nonostante la loro importanza e la possibilità di trattarle.
A questo proposito in tempi recenti sono stati messi a punto numerosi protocolli, computerizzati e non, che mirano al potenziamento di questo complesso di funzioni cognitive e sono sempre più cospicue le ricerche che sembrano attestarne l’efficacia e le ricadute in molti contesti (come la riduzione delle difficoltà di individui con ADHD) tra cui quello scolastico. Per esempio da alcune ricerche è emerso che molti bambini in cui vengono potenziate le funzioni esecutive mostrano anche miglioramenti nell’area del calcolo e della comprensione del testo. È opportuno notare inoltre che, stando ad alcune evidenze scientifiche, interventi in questo ambito sembrano attuabili, con le dovute modalità, già in età prescolare.
Per concludere, qualche ricerca scientifica ha messo in luce come le funzioni esecutive sembrano risentire positivamente di alcune attività come lo yoga e certi tipi di arti marziali. Questo dovrebbe far riflettere sulla possibilità di calibrare gli interventi di abilitazione/riabilitazione sul singolo individuo cercando, quando è possibile, di rispettarne le inclinazioni.
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Riferimenti bibliografici
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Benso, F. (2010). Sistema attentivo-esecutivo e lettura. Il leone verde. Pag. 81.
Holmes, J., Gathercole, S.E., Place, M., Dunning, D.L., Hilton, K.A., & Elliott, J.G. (2010). Working Memory Deficits can be Overcome: Impacts of Training and Medication on Working Memory in Children with ADHD. Applied Cognitive Psychology. 24, 827-836.