Quando si parla di anziani raramente si nomina l’MCI, proviamo allora a farci un’idea…

Che cos’è l’MCI?

Spesso si pensa che l’invecchiamento coincida automaticamente con la perdita di capacità cognitive.

L’avanzare degli anni, infatti, è spesso associato alla perdita della memoria al punto da dare per scontato che la demenza sia l’ovvia conseguenza dell’essere anziani.

In realtà, sebbene sia fisiologico notare un graduale declino delle proprie facoltà mentali, un invecchiamento sano prevede un adeguato mantenimento di funzioni cognitive quali, ad esempio, la memoria, l’attenzione e il linguaggio.

Quindi, da un punto di vista cognitivo, è corretto dividere gli anziani soltanto in persone normali e persone con demenza? No, le cose sono più complicate…

Esiste almeno un altro gruppo di persone, di cui vale la pena parlare, che si caratterizza per una oggettiva carenza di una o più funzioni cognitive senza tuttavia che questa comprometta le normali attività della vita quotidiana della persona interessata.

Sono le persone affette da deterioramento cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment – MCI).

Come si manifesta l’MCI?

Uno dei campanelli d’allarme di cui ci si accorge più facilmente sono ovviamente le difficoltà di memoria:

dimenticare facilmente informazioni acquisite, eventi importanti, l’argomento di un discorso o di un film che si sta seguendo… sono tutti elementi a cui la persona direttamente interessata può far caso e spesso vengono colti anche dai familiari più a stretto contatto.

L’MCI può però manifestarsi anche con altri tipi di difficoltà diverse dalla memoria, anche se in qualche modo possono influenzarla:
problemi di concentrazione, di pianificazione delle proprie attività, di linguaggio sono elementi meno semplici da cogliere e che frequentemente vengono imputati alle circostanze o alla stanchezza, ma che può essere utile tenere sotto controllo.

Proprio l’ampia varietà di sintomi associati, il deterioramento cognitivo lieve è stato suddiviso in diverse categorie:

– MCI amnesico a singolo dominio, in cui è presente la compromissione della sola memoria (è la forma più rara e quella che più frequentemente sfocia nella demenza di Alzheimer);

– MCI amnesico a multiplo dominio, in cui è presente la compromissione sia della memoria che di altre funzioni cognitive (la più frequente);

– MCI non amnesico a singolo dominio, in cui è presente la compromissione di un singolo ambito cognitivo senza che sia intaccata la memoria;

– MCI non amnesico a dominio multiplo, in cui è presente la compromissione di due o più ambiti cognitivi senza che sia intaccata la memoria.

Cosa fare?

Nel caso di dubbio è sempre bene parlarne col proprio medico in modo da decidere se sia il caso di effettuare degli approfondimenti specialistici.

Ad ogni modo è bene sapere che per poter diagnosticare un MCI è necessario sottoporsi a un’approfondita valutazione neuropsicologica che indaghi vari aspetti del funzionamento cognitivo (memoriaattenzionefunzioni esecutive, linguaggio…) in modo da capire se ci sia effettivamente qualche tipo di compromissione, quali ambiti del funzionamento cognitivo interessi, che tipo di ricadute nella vita quotidiana possa avere e, non meno importante, cosa sia possibile fare.

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