Un aspetto che spesso mette in difficoltà chi lavora nel campo dell’apprendimento è che le tecniche e i metodi più efficaci spesso non sono semplici da apprendere e spesso richiedono supervisione per molto tempo da parte di un professionista del settore. C’è quindi bisogno di molta pratica da parte dello studente affinché le modalità più funzionali per studiare vengano fatte proprie.
Nonostante gli psicologi cognitivi e dell’educazione abbiano identificato diverse tecniche promettenti per migliorare il rendimento scolastico e accademico, sono ancora limitate le evidenze rispetto alla loro applicabilità ed efficacia[2].
C’è comunque una tecnica che appare come uno strumento di apprendimento a lungo termine molto potente: è il recupero ripetuto delle informazioni apprese[4]; tuttavia raramente è stata testata la capacità degli studenti di utilizzarlo in autonomia, senza supervisione esterna. Al contrario, la poca ricerca esistente sembra indicare che gli studenti preferiscano spendere il loro tempo applicando altre strategie, come sessioni di ripasso, piuttosto che per rievocare mentalmente quanto appreso[3].
Partendo da precedenti studi, un apprendimento consistente si osserverebbe con almeno tre recuperi dalla memoria delle informazioni studiate[3]. Come detto però non è chiaro se gli studenti siano in grado di usare in autonomia una tale strategia e in quale misura siano in grado di generalizzarne l’utilizzo. A questo proposito Ariel e colleghi hanno messo a punto uno studio composto da due esperimenti per rispondere essenzialmente ai due quesiti appena citati[1].
Il primo esperimento aveva come obiettivo il verificare che, con poche semplici istruzioni, un gruppo di studenti universitari sarebbe stato in grado di migliorare il proprio apprendimento applicando la tecnica del recupero mnemonico ripetuto.
Con un secondo esperimento invece gli stessi ricercatori volevano testare se in un secondo momento gli stessi studenti avrebbero continuato a utilizzare la stessa tecnica in maniera spontanea, cioè senza ulteriori istruzioni o sollecitazioni esterne.
Facciamo un esempio di recupero mnemonico ripetuto: supponiamo di dover memorizzare una lista della spesa; normalmente le persone rileggono le informazioni finché non sono in grado di ripeterle correttamente. Questa tecnica invece prevede che, una volta memorizzate, le persone ripetano le stesse informazioni per almeno 3 volte. Ciò dovrebbe stabilizzarle in memoria maggiormente rispetto a quanto avverrebbe andando a semplicemente a ripassarle rileggendo la lista.
Andiamo ora a vedere i singoli esperimenti e quali risultati abbiano mostrato.
Esperimento 1
A 30 studenti universitari sono stati assegnati 20 termini lituani da imparare. Gli studenti sono stati suddivisi in due gruppi:
- A metà delle persone è stato detto semplicemente di studiare la traduzione delle parole lituane, senza alcuna istruzione particolare, al fine di impararne il maggior numero possibile.
- All’altra metà di partecipanti è stato dato lo stesso compito ma con l’aggiunta di un’istruzione: veniva spiegato loro che mettersi ripetutamente alla prova per verificare cosa effettivamente fosse stato memorizzato era una strategia efficacie per migliorare l’apprendimento (venivano mostrati loro anche dei grafici a sostegno di questa tesi). In pratica veniva suggerito loro, una volta imparato un nuovo termine, di fare almeno tre tentativi di rievocazione dello stesso prima di considerarlo appreso.
Entrambi i gruppi dopo 45 minuti venivano testati per vedere quanti termini avessero imparato.
Cosa ne è emerso?
- Innanzitutto, la semplice istruzione data (rievocare i termini almeno 3 volte) era sufficiente ad aumentare significativamente la probabilità che la strategia venisse usata. Detto diversamente, le persone a cui veniva suggerita la strategia compivano più tentativi di rievocazione dei termini da studiare.
- Inoltre, come ci si attendeva, le persone che usavano la strategia ricordavano molte più parole lituane rispetto al gruppo che non aveva ricevuto suggerimenti su come studiare.
- Infine, in entrambi i gruppi il numero di parole apprese correlava molto con il numero di rievocazioni durante la fase di studio.
In sintesi, la strategia di studio si dimostrava davvero efficace e gli studenti erano in grado di utilizzarla con pochissime istruzioni.
Esperimento 2
Il secondo esperimento tentava di rispondere a due domande: l’impiego della strategia della rievocazione ripetuta avrebbe condotto a un suo utilizzo duraturo nel tempo? Gli studenti avrebbero generalizzato il suo utilizzo anche ad altri materiali da apprendere?
Per rispondere a tali quesiti, i ricercatori hanno condotto un secondo esperimento sulle stesse persone. La procedura era molto simile a quella del primo esperimento ma con alcune differenze e veniva svolto in due sessioni: nella prima sessione dovevano imparare nuove parole lituane e nella seconda sessione dovevano imparare invece termini dello swahili. Una cosa molto importante è che in questo caso a nessuno dei due gruppi veniva dato alcun suggerimento su come studiare.
Cosa ne è emerso?
- Per cominciare, le persone che nel primo esperimento avevano ricevuto il suggerimento di utilizzare la strategia di rievocazione ripetuta continuavano a usare spontaneamente tale approccio anche nel secondo esperimento in cui non avevano ricevuto indicazioni.
- Anche in questo caso, chi utilizzava la suddetta strategia di apprendimento imparava più termini.
- Inoltre, la strategia continuava ad essere spontaneamente utilizzata anche quando venivano cambiate le informazioni da apprendere (passando dal lituano allo swahili).
- Infine, anche in questo caso, il numero di parole apprese correlava con il numero di rievocazioni nella fase di studio.
Conclusioni
Nel complesso, la ricerca sembra dimostrare che rievocare esplicitamente, tre o più volte, le informazioni studiate, migliori la capacità di apprendimento. Inoltre, almeno per quanto riguarda giovani adulti di livello universitario, questa tecnica sembrerebbe facilmente implementabile con poche semplici istruzioni, senza quindi la necessità di particolare addestramento. Per impararla, quindi, basterebbe suggerirla a chi deve farne uso.
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Bibliografia
- Ariel, R., & Karpicke, J. D. (2018). Improving self-regulated learning with a retrieval practice intervention. Journal of Experimental Psychology: Applied, 24(1), 43.
- Dunlosky, J., Rawson, K. A., Marsh, E. J., Nathan, M. J., & Willingham, D. T. (2013). Improving students’ learning with effective learning techniques: Promising directions from cognitive and educational psychology. Psychological Science in the Public Interest, 14(1), 4-58.
- Karpicke, J. D. (2009). Metacognitive control and strategy selection: deciding to practice retrieval during learning. Journal of Experimental Psychology: General, 138(4), 469.
- Karpicke, J. D., Blunt, J. R., Smith, M. A., & Karpicke, S. S. (2014). Retrieval-based learning: The need for guided retrieval in elementary school children. Journal of Applied Research in Memory and Cognition, 3(3), 198-206.