È esperienza comune la difficoltà a fissare in memoria argomenti noiosi e quindi la facilità con cui questi “evaporano” dalla nostra mente. È anche abbastanza noto come, al contrario, argomenti che ci risultano interessanti (sia in positivo che in negativo) restino ben saldi nella nostra testa. Il problema però è che la realtà di tutti i giorni ci impone di imparare molte informazioni di cui faremmo volentieri a meno (a scuola o a lavoro, per esempio).

Come fare allora in questi casi? I risultati di una recente ricerca dell’Università della California ci suggeriscono un importante spunto di riflessione: essere curiosi per qualcosa potrebbe predisporre a memorizzare non solo le informazioni che riteniamo rilevanti ma anche quelle di scarso interesse.

I ricercatori hanno sottoposto un gruppo di persone all’apprendimento di alcune nozioni banali, chiedendo di esprimere il grado di interesse riguardo a queste informazioni e, tra una nozione e l’altra venivano mostrate anche delle immagini di volti che nulla avevano a che vedere con il compito in cui i soggetti erano impegnati.

Com’era prevedibile, le persone sottoposte all’esperimento sono state in grado di ricordare molto di più le informazioni che reputavano interessanti rispetto alle altre ma la cosa più sorprendente è stata che anche i volti presentati in prossimità di tali nozioni rilevanti sono stati ricordati maggiormente rispetto a quelli mostrati quando si forniva informazioni soggettivamente irrilevanti.

Va notato inoltre che a tutti i partecipanti alla ricerca non veniva richiesto di memorizzare tali volti. Sembrerebbe quindi che la nostra mente, quando ci incuriosiamo, sia in grado di farci apprendere più facilmente anche ciò che non ci interessa, a patto che le informazioni che troviamo noiose ci vengano fornite mentre siamo già incuriositi da altri argomenti.

Bisogna specificare che si tratta di studi preliminari che vanno presi con cautela in attesa di ulteriori conferme e di successive ricerche che chiariscano bene i meccanismi sottostanti a quanto appena descritto. Ricerche come queste però rendono bene l’idea di come le metodologie didattiche possano progredire rapidamente se si integrano con le conoscenze della psicologia e delle neuroscienze cognitive.

Riferimenti bibliografici

Gruber, M. J., Gelman, B. D., & Ranganath, C. (2014). States of Curosity Modulate Hippocampus-Dependent Learning via the Dopaminergic Circuit. Neuron, 84: 486 – 496.

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