Abbiamo già scritto in diverse occasioni dell’importanza di attenzione e funzioni esecutive riguardo al rendimento scolastico. Abbiamo anche raccontato di una ricerca condotta su bambini prescolari sui quali si è cercato di potenziare le funzioni esecutive tramite un training di memoria di lavoro, ed è stato riscontrato di conseguenza un miglioramento nelle abilità numeriche.
Rimanendo su questo tema oggi vogliamo parlare di una ricerca recente di Veneroso e collaboratori, condotta su bambini di prima elementare: in questo studio è stato testato l’effetto di training sulle funzioni esecutive, aggiunto al percorso scolastico standard. Nello specifico, è stato preso un campione di 46 bambini suddivisi in due gruppi, uno sperimentale (quello che ha beneficiano di un lavoro per potenziare le funzioni attentivo-esecutive) e uno di controllo (che ha seguito la programmazione curriculare standard). Entrambi i gruppi di bambini sono stati sottoposti a una valutazione prima e una dopo il periodo di potenziamento, in modo da rilevare eventuali cambiamenti.
Come si attendevano i ricercatori, i bambini del gruppo sperimentale hanno mostrato un miglioramento (superiore a quello dei bambini che seguivano una didattica standard) non soltanto nel test utilizzato per valutare le funzioni esecutive, ma anche negli apprendimenti scolastici: dai dati emerge infatti un incremento nella velocità e nella correttezza della lettura, così come nell’accuratezza della scrittura e del calcolo.
Questa ricerca fa riflettere sull’influenza che il sistema attentivo-esecutivo ha sull’apprendimento scolastico e sulla possibilità di potenziare le funzioni esecutive per affrontare più efficientemente gli impegni scolastici. Va anche detto che, prima di farsi prendere da facili entusiasmi, c’è bisogno di repliche di questi dati e di studi metodologicamente più rigorosi: in questo caso, per esempio, i valutatori erano al corrente della condizione sperimentale di ogni bambino che veniva sottoposto ai test (pre e post trattamento), e il gruppo di controllo era “passivo” cioè non svolgeva alcun trattamento alternativo (elementi che potenzialmente possono alterare involontariamente i risultati).
Nonostante i limiti appena evidenziati, questa ricerca è di enorme interesse perché mette direttamente in connessione un intervento sul sistema attentivo-esecutivo con l’acquisizione della lettura, della scrittura e del calcolo, mostrando sia quanto potrebbe essere utile integrare la didattica tradizionale con le conoscenze neuroscientifiche sia la necessità di ulteriori ricerche in questo settore.
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