La sclerosi multipla è una malattia infiammatoria cronica demielinizzante che rappresenta, dopo i traumi cranici, il motivo più frequente di disabilità su base neurologica nei giovani adulti (Vallar et al., 2012). Può alterare qualsiasi aspetto funzionale sotto il controllo del sistema nervoso centrale e di conseguenza anche le funzioni cognitive possono risentirne. Si stima che fra il 43 e il 70% delle persone affette da questa patologia abbiano ripercussioni dal punto di vista cognitivo (Deloire et al., 2010). I deficit possono riguardare potenzialmente ogni ambito e questi sono quelli in cui più frequentemente si riscontra una compromissione:
- Memoria a lungo termine. Le difficoltà di memorizzazione sul lungo periodo possono dipendere sia da specifici problemi nel recupero di materiale già acquisito che da difficoltà nelle fasi iniziali dell’apprendimento (facendo sì che alcuni pazienti con sclerosi multipla abbiano bisogno di ripassare le informazioni più volte prima di arrivare a un adeguata memorizzazione).
Un’altra interpretazione è che la diminuzione della memoria sia secondaria a una calo della velocità di elaborazione, a una scarsa capacità di resistere alle interferenze, a deficit percettivi o a deficit nelle funzioni esecutive.
Un altro aspetto degno di nota è che, stando alla ricerca di alcuni autori (Deloire et al., 2010), le capacità di memoria nello stato iniziale di malattia sembrerebbero correlare con il grado di disabilità dopo alcuni anni.
- Efficienza nel processamento delle informazioni. In questo caso ci si riferisce alla capacità di mantenere ed elaborare le informazioni a mente per un breve periodo di tempo, e alla velocità di elaborazione con cui tali informazioni vengono elaborate. È proprio la riduzione della velocità di elaborazione a rappresentare il più frequente deficit cognitivo tra i malati di sclerosi multipla, e spesso si manifesta in concomitanza di altri deficit come quelli di memoria di lavoro e di memoria a lungo termine.
Come nel caso della memoria a lungo termine, anche la velocità di elaborazione delle informazioni sembrerebbe correlata allo stato di disabilità dopo alcuni anni dalla diagnosi di sclerosi multipla (Deloire et al., 2010; Nocentini et al., 2006).
- Attenzione. Altre difficoltà comuni riguardano la capacità di rimanere concentrati per periodi prolungati (attenzione sostenuta) e nel prestare attemzione (qui un elenco di test attentivi utilizzabili) a più stimoli contemporaneamente (attenzione divisa) (Deloire et al., 2010).
- Funzioni esecutive. Secondo alcuni ricercatori (Drew et al., 2008), circa il 17% delle persone affette da sclerosi multipla presenta deficit in questo ambito e si manifestano, per esempio, con problemi di ragionamento astratto e concettuale, fluenza, pianificazione e organizzazione. Altri ricercatori hanno trovato ancora più frequentemente alterazioni nelle funzioni esecutive (qui un elenco di test per le funzioni esecutive), soprattutto per quanto riguarda l’aggiornamento di memoria di lavoro, l’inibizione e la flessibilità cognitiva (Drew et al., 2008).
- Funzioni percettive visive. Fino a circa un quarto dei pazienti possono avere deficit in questo ambito, non soltanto nel riconoscimento degli stimoli ma anche nella capacità di percepire accuratamente le caratteristiche di uno stimolo (Vleugels et al., 2000). Questi problemi possono influenzare lo svolgimento di compiti di più alto livello cognitivo che ci basano sull’informazione visiva.
Tutti questi deficit cognitivi sono fortemente associati allo svolgimento delle attività quotidiane delle persone con sclerosi multipla. Rao e collaboratori (1991) già molti anni fa misero in evidenza come gli individui che manifestavano problemi neuropsicologici mostravano anche minor partecipazione sociale, meno frequentemente avevano un’occupazione, faticavano maggiormente nel badare alle faccende domestiche, e avevano più facilmente disturbi psichiatrici.
Questi deficit sono già in parte osservabili spesso nelle fasi iniziali della malattia (Schulz et al., 2006) e, dal momento che nei primi anni è molto frequente e un declino di varie funzioni cognitive (Reuter et al., 2011), è opportuna una valutazione neuropsicologica estesa che consenta di inquadrare il funzionamento mentale della persona in modo poter capire se siano già presenti delle difficoltà, poter fare un confronto negli anni per capire se a distanza di tempo la situazione resti stabile e, in caso contrario, predisporre tutto il necessario per far fronte ai problemi insorti, per esempio una riabilitazione neuropsicologica.
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Bibliografia
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