Abbiamo già parlato in diverse occasioni delle possibili difficoltà cognitive nella sclerosi multipla che possono riguardare la memoria e le funzioni esecutive. Abbiamo anche visto come questi deficit, quando presenti, tendano ad associarsi anche difficoltà nella vita di tutti i giorni, così come alla capacità di guida e al mantenimento dell’occupazione lavorativa; abbiamo inoltre visto come la presenza di tali problemi cognitivi possa predire l’andamento di malattia e la conversione da recidivante remittente a progressiva.
Con una ricerca pubblicata del 2019, Pitteri e collaboratori[1] hanno cercato di far luce sulla relazione fra memoria e funzioni esecutive nell’ambito della sclerosi multipla. Nel loro studio i ricercatori si sono posti due obiettivi:
- Indagare il ruolo delle funzioni esecutive nei deficit di apprendimento verbale che frequentemente si riscontrano nelle persone con sclerosi multipla
- Comprendere questa relazione alla luce delle modificazioni cerebrali (spessore corticale in regioni legate alla memoria e in regioni legate alle funzioni esecutive).
La ricerca
Per raggiungere gli obiettivi appena descritti, un gruppo di pazienti è stato sottoposto a prove di memoria verbale estratte dalla Batteria Breve e Ripetibile di Test Neuropsicologici di Rao, cioè il Selective Reminding Test, una prova simile all’Apprendimento Supra-Span Verbale di Buschke-Fuld (qui una breve descrizione).
Le stesse persone sono state anche sottoposte a e test per le funzioni esecutive: il Test di Stroop, il Test delle Fluenze Alternate e il Modified Five Point Test (tutti i test sono qui descritti).
Inoltre, per ogni paziente, tramite risonanza magnetica, sono state esaminate le alterazioni cerebrali sia della sostanza grigia che della sostanza bianca che si ritiene siano legate a deficit di memoria e di funzioni esecutive.
I risultati
Rispetto alle funzioni esecutive, il Test delle Fluenze Alternate risultava significativamente correlato ai punteggi nel test di memoria, arrivando a spiegare una quota di varianza fra il 38% e il 42% delle prove mnemoniche verbali.
Rispetto allo spessore corticale, le alterazioni della corteccia frontale mediale destra, del giro frontale superiore destro, dell’ippocampo destro e sinistro, della corteccia orbito-frontale destra e sinistra e del polo frontale destro spiegavano una quota di varianza tra il 45% e il 52% delle prestazioni nei compiti di memoria verbale.
Le capacità di apprendimento verbale sembrano quindi associate a deficit nelle funzioni esecutive e alterazioni cerebrali frontali e temporali.
Conclusioni
I dati emersi in questa ricerca suggeriscono la possibilità che le funzioni esecutive, in particolare la flessibilità cognitiva, influenzino le capacità mnesiche, trovando ulteriori dati a supporto di questa ipotesi nell’associazione fra alterazioni cererbrali in zona fronto-temporale e deficit di apprendimento verbale.
È importante sottolineare che i dati che giungono da questa ricerca sono esclusivamente di tipo correlazionale e non consentono di giungere a conclusioni circa i nessi di causa-effetto. Tuttavia, se le conclusioni a cui gli autori giungono (forse con troppa fretta) venissero confermate da altre ricerche avrebbe senso supporre che, in presenza di deficit mnemonici, la riabilitazione non debba basarsi esclusivamente sulla memoria in sé ma forse sarebbe opportuno integrarla con un lavoro mirato anche alle funzioni esecutive.
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