Non è facile dire quale sia il trattamento lessicale che porterà i benefici maggiori per una persona con afasia. Ha provato a rispondere al quesito Yael Neumann (2018) [1]

Lo studio

Lo scopo di questo studio è proprio chiarire se la terapia fonologica e quella semantica influenzino in modo diverso gli esiti in individui con differenti tipi di afasia. I partecipanti sono stati sottoposti in maniera bilanciata alla Semantic Feature Analysis (SFA) e alla Phonological Components Analysis (PCA).

I risultati hanno mostrato effetti diversi da paziente a paziente. Tra i fattori che sembrano aver influenzato gli effetti dei trattamenti sembrano giocare un ruolo significativo la frequenza delle anomie, l’ordine con cui ogni paziente ha ricevuto i trattamenti, ed i limiti propri del paziente.

Il campione di riferimento per lo studio è composto da 4 partecipanti di età compresa fra 38 e 60 anni (3 uomini e 1 donna) secondo i seguenti criteri di inclusione:

  • Stroke unilaterale dell’emisfero sinistro
  • Madrelingua inglese americano
  • Aver conseguito almeno il diploma di scuola superiore di secondo grado
  • Successivamente allo stroke, presenza di un’afasia con marcate difficoltà lessicali
  • Assenza di patologie neurologiche in comorbidità che influenzano l’aspetto cognitivo.

Inoltre, entrambe le strategie di approccio, sia semantico che fonologico, sono state bilanciate per complessità e organizzazione. Sono stati mostrati, due volte alla settimana ad ogni partecipante, 525 disegni in bianco e nero di nomi comuni concreti presi dal IPNP (International Picture Naming Project) (Szekely 2004 [2]).

I criteri per selezionare le parole più difficili per un particolare paziente sono stati basati su tre tipi di prestazione durante le due sedute riabilitative lessicali:

  • Aver fornito per due volte consecutive una risposta errata
  • Aver fornito una volta una risposta errata ed una correzione
  • Aver fornito solo una volta una risposta errata ed una volta una risposta corretta

Lo studio aveva l’obiettivo di valutare gli effetti di un trattamento focalizzato sulla semantica e sulla fonologia per il trattamento dell’accuratezza lessicale. I dati forniti dalla baseline sono collegati a tre liste di parole:

  • Parole per il trattamento SFA
  • Parole per il trattamento PCA
  • Lista di parole per un trattamento non focalizzato sui metodi precedenti (lista di controllo)

Nella fase 1, sono state allenate le parole della prima lista e sono stati raccolti i dati su tutte e tre le liste. Nella fase 2 sono state allenate le parole della seconda lista e sono stati raccolti nuovamente i dati su tutte e tre le liste. I partecipanti sono stati assegnati in maniera casuale al trattamento SFA e a quello PCA in fase 1. In seguito, chi aveva svolto il trattamento con SFA ha ricevuto il trattamento con PCA e viceversa.

I risultati

I risultati hanno confermato le precedenti scoperte riguardo ai benefici che si possono trarre da entrambi i metodi di trattamento lessicale su 3 dei 4 partecipanti con anomia lessicale di grado lieve, indipendentemente dal metodo – fonologico o semantico – utilizzato.

Questo risultato sembra essere dovuto alla sovrapposizione di entrambi gli approcci al fine di attivare sia i livelli di processamento semantico che lessicale, nonostante l’obiettivo dello studio sia concentrarsi sulle differenti caratteristiche di ciascun approccio. Il paziente con un’anomia di grado medio, tuttavia, dimostrava miglioramenti solamente con il primo approccio e non con il secondo. Quindi, i limiti dovuti alla gravità e alla capacità sembrano giocare un ruolo fondamentale nell’acquisizione dei dati.

Inoltre, si suppone che con l’aumentare della gravità il paziente abbia raggiunto il suo limite per il miglioramento alla fine del primo ciclo di terapia, così da ridurre il margine di miglioramento ottenibile nella seconda parte della terapia. I dati relativi al mantenimento sembrano anche essere influenzati dall’ordine di trattamento e dai margini di miglioramento

Le evidenze scientifiche sulla generalizzazione hanno dimostrato un’efficacia maggiore:

  • per coloro con un’afasia lieve, rispetto a un’anomia moderata
  • del trattamento somministrato per primo rispetto a quello somministrato per secondo.

Questo suggerisce che all’aumentare della gravità dell’anomia è più facile raggiungere il limite di saturazione del trattamento, riducendo così la possibilità di generalizzare e di ottenere dei miglioramenti dopo il primo ciclo di trattamento, indipendentemente se fonologico o semantico.

Limiti dello studio

Lo studio presenta alcune limitazioni: innanzitutto, il campione è esiguo e dato che le informazioni provengono da casi singoli, le conclusioni vanno generalizzate con cautela. Inoltre, i partecipanti sono stati reclutati sulla base dei soli criteri di inclusione, e non sono stati stratificati per gravità dell’afasia o caratteristiche positive come la motivazione; questa scelta è stata computa per rappresentare in modo più accurato la popolazione clinica, anche se ha portato ad avere uno sbilanciamento (3 soggetti con anomia lieve, uno con anomia moderata). Un limite molto importante è dovuto al fatto che, durante lo studio, tre pazienti su quattro svolgevano altri cicli di terapia logopedica.

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Bibliografia

[1] Neumann Y. A case series comparison of semantically focused vs. phonologically focused cued naming treatment in aphasia. Clin Linguist Phon. 2018;32(1):1-27

[2] Szekely A, Jacobsen T, D’Amico S, et al. A new on-line resource for psycholinguistic studies. J Mem Lang. 2004;51(2):247-250

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